Si parlava di pagina chiusa, e invece qualcosa si muove. Un indizio dopo l’altro, tra pranzi, cene e vacanze, suggerirebbe un clamoroso “ritorno” di Elisabetta Gregoraci da Flavio Briatore.
Ma ritorno dove? E perché proprio adesso? Aprite bene gli occhi: la storia potrebbe non essere quella che pensate.
Pensavamo tutto archiviato: lei luminosa, lui determinato, il tempo che fa il suo dovere. E invece ecco spuntare la domanda che nessuno voleva porsi ma che, ammettiamolo, tutti volevano leggere: sta succedendo qualcosa fra Elisabetta Gregoraci e Flavio Briatore? Attenzione, non corriamo: nessuno qui svela finali. Però gli indizi, quelli sì, iniziano a fare rumore. E a noi il rumore piace, quando profuma di scoop.
Perché? Perché negli ultimi tempi i due ex — che ex resterebbero, sottolineiamolo — si vedrebbero spesso. Non una volta ogni tanto, ma “spesso” come in quelle agende fitte che lasciano poco spazio al caso: pranzi, cene, e pure momenti di villeggiatura. Coincidenza di calendario o scelta di cuore? Domanda maliziosa, lo so. Ma se i contatti continuano, una ragione ci sarà. E voi come la interpretereste?
Ecco il twist: quel “ritorno da Briatore” — rullo di tamburi — potrebbe indicare soprattutto un ritorno a casa. Letteralmente. La casa in cui vive Elisabetta Gregoraci a Monaco è infatti di proprietà di Flavio Briatore. E lei vi risiederebbe per vicinanza a lui, dato che i due condividono la crescita del figlio Nathan Falco. Tradotto: logistica, responsabilità, famiglia. Una scelta che suona pratica e, ammettiamolo, pure elegante.
Visto così, tutto prende un altro colore: vicinanza non come scintilla, ma come organizzazione. Eppure… la frequenza di pranzi, cene e momenti di villeggiatura in comune basta a placare la curiosità o la alimenta ancora di più? Perché quella parola, “insieme”, ha sempre un certo effetto. Coincidenza o segnale evidente? E voi cosa ne pensate?
Di certo, si potrebbe dire che i due abbiano trovato una formula che funziona: c’è un figlio, c’è una quotidianità da incastrare, c’è un rispetto che non vacilla. E nella nostra epoca di scatti rapidi e “storie” lampo, la scena che vediamo è quella di una famiglia che, pur con strade separate, resta unita quando serve. Ma attenzione: l’equazione “vicini = tornati” non è automatica. Anzi, il condizionale è d’obbligo: se “ritorno” c’è, sarebbe un ritorno a una dimensione domestica ben collaudata, non per forza a un copione sentimentale.
Eppure, lo sappiamo, la curiosità è una calamita. Una frase strappata qua, un sorriso là, un viaggio “capitato” nello stesso periodo… e subito la mente va. Sarà una geniale strategia di co-genitorialità? O un indizio sospetto da segnare in rosso? Intanto, una cosa è certa: la parola “mai” — come in “In realtà non è mai…” — resta sospesa come un finale che non si vuole scrivere. “Mai andata via davvero?” “Mai spezzato il filo?” Domande. Solo domande.
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